L’esperienza al fronte di Igor “Strelkov” Girkin

Ad ottobre 2022, la moglie di Igor Girkin posta sul canale telegram di lui una sua foto in mimetica militare, annunciando che si fosse arruolato come volontario nell'”Operazione Militare Speciale” russa in Ucraina.

Igor Girkin è noto a chi segue la guerra del Donbass sin dai suoi primissimi giorni: E’ lui a guidare una delle prime azioni offensive del movimento separatista novorusso, nel contesto delle proteste anti-maidan. Con una milizia cattura la città di Slaviansk, nell’Oblast di Donetsk, che verrà poi ripresa dall’esercito ucraino durante la controffensiva dell’estate 2014, e rimane tutt’ora sotto la sovranità di Kiev. “Strelkov” è stato anche implicato nell’abbattimento del volo Malaysian Airlines 17 nel 2014, dalla corte olandese che ha, nel 2022, emesso il suo verdetto finale. L’aereo sarebbe stato abbattuto accidentalmente dalla contraerea separatista, che in quel periodo (quello della Battaglia dell’Aereoporto di Donetsk) aveva iniziato ad imporre una no fly zone sul Donbass.

In passato abbiamo riportato le valutazioni per nulla lusinghiere di Girkin rispetto alla conduzione delle operazioni in Ucraina da parte dei vertici militari russi. Ha Strelkov il tempo ha dato sostanzialmente ragione, in quanto la mobilitazione che aveva al tempo previsto, è poi realmente avvenuta. Solo diversi mesi dopo.

Ora che è tornato dal fronte, Igor Girkin racconta su telegram la sua esperienza. Non delle migliori.

LA MIA ESPERIENZA AL FRONTE

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Sono a Mosca. Il tentativo n. 3 di prendere parte direttamente alle ostilità contro le forze armate dei rispettati partner [“rispettati partner” è un termine che Girkin usa spesso, per denigrare l’attitudine – giudicata troppo morbida – di Mosca nei confronti dell’Ucraina N.d.R.] di Kiev (ora indicati nei rapporti del Ministero della Difesa come “militanti”) non ha avuto successo, anche se ci è andato molto vicino.

Brevemente, senza dettagli:

Dopo essere arrivato (su appuntamento) alla fine della prima decade di ottobre sul territorio della RPD, mi sono recato in uno degli uffici per la registrazione e l’arruolamento militare della Repubblica, dove ho sottoscritto una richiesta di arruolamento per la mobilitazione nelle Forze Armate della RPD. Lo stesso giorno sono stato arruolato in una compagnia di marcia della n-esima brigata di fucili motorizzati del 1° corpo d’armata dell’NPR, per il successivo arruolamento nel battaglione n-esimo dell’n-esimo reggimento di fucilieri [Girkin non specifica le unità nelle quali ha servito N.d.R.].

Ricevuto il certificato temporaneo appropriato. Nel corso di una serie di viaggi di lavoro, ho visitato Donetsk diverse volte. Mi fu detto (non ufficialmente) che l’arruolamento “senza coordinamento” [con Mosca N.d.R.] nella Milizia Nazionale della RPD aveva causato malcontento tra i “comandi superiori”, ma mi fu assicurato che la questione “sarebbe stata risolta a tempo debito”, e che nel frattempo avrei svolto i miei compiti nella veste formale di soldato semplice (il che mi andava benissimo, dato che la scelta tra “dama e go” era stata fatta inizialmente a favore di “go” [gioco da tavolo giapponese che richiede una lenta e metodica avanzata dei pezzi N.d.R.] non avevo intenzione di cercare posizioni di comando, con i favoritismi e le regalie ad essa associate.

Inoltre, dopo una permanenza abbastanza lunga al campo di addestramento militare come Capo di Stato Maggiore ad interim del battaglione in via di formazione, a novembre mi sono recato con un gruppo di uomini del battaglione nel luogo in cui si trovava la forza principale del N-esimo reggimento nella città di Svatovo, dove ho trascorso poco più di 10 giorni cercando di svolgere le funzioni di Capo di Stato Maggiore del battaglione in preparazione dell’imminente dispiegamento militare al fronte. L’unità si trovava nel raggio d’azione dell’artiglieria campale nemica, ma durante il mio soggiorno non è mai stata colpita (anche se questo settore e i suoi dintorni erano già stati colpiti più di una volta).

Poi sono ripartito, prima verso la sede del PPD della n-esima brigata, e poi verso il poligono di tiro.

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Alla fine di novembre rimasi un po’ perplesso nello scoprire che non solo ero iscritto nel mio battaglione, ma neanche nel libro paga dell’n-esimo Reggimento. Cercando di capire meglio il mio status, scoprii presto che neanche figuravo negli elenchi del personale della n-esima Brigata.

Ulteriori indagini informali hanno permesso di stabilire quanto segue in termini generali:

– Poco dopo l’arruolamento nella compagnia di marcia fui trasferito al reggimento n-esimo, nel quale fui arruolato per un giorno esatto (schedato al mattino ed espunto dall’organico senza lasciare traccia la sera stessa). Tutte queste manipolazioni (probabilmente effettuate su pressione “dall’alto”) non sono state formalizzate da alcun ordine.

– Di conseguenza, da ottobre alla fine di novembre ho fatto parte del battaglione n-esimo del reggimento n-esimo illegalmente, ho trasportato armi e munizioni illegalmente, ho viaggiato illegalmente nella zona delle operazioni militari e nella zona del fronte. Se mi fosse successo qualcosa durante quei viaggi… Si sarebbe parlato del “dilettantismo dell’avventuriero Girkin” o (nella migliore delle ipotesi) di un incidente durante lo svolgimento di “un’attività volontaria”? Con corrispondente totale mancanza di responsabilità da parte delle forze della FR/RPD e dello Stato nei miei confronti.

– I comandanti del reggimento n-esimo e del battaglione erano a conoscenza di tutto questo, ma – pur ricevendo un’assistenza molto solida per la loro unità (cibo, equipaggiamento, veicoli, fondi per carburante e lubrificanti, volontari, ecc.) grazie alla mia presenza nel reggimento e nel battaglione – hanno preferito non informarmi.

La permanenza di tutte queste condizioni ha reso impossibile la mia ulteriore permanenza nel Reggimento n-esimo. E poiché non ero (come indicato sopra) formalmente un membro del Reggimento n-esimo, ho dovuto solo consegnare il mio fucile d’assalto, la pistola, le granate e le munizioni rilasciate illegalmente (perché il battaglione non era al fronte e nemmeno in prima linea e non si sapeva quando o se ci sarebbe mai arrivato), affrontare le questioni urgenti riguardanti le attrezzature e le forniture umanitarie non assegnate e i volontari (la maggior parte dei quali reindirizzati – insieme ai “Prapor” [unità che Girkin stesso ha reclutato tramite i suoi canali social N.d.R] – a unità di combattimento e divisioni con comandanti più adeguati, responsabili e competenti) e andare dove meglio credevo. Cosa che ho fatto. Sono tornato a Mosca ieri sera tardi.

[Il fatto che Girkin sia stato rimosso clandestinamente dall’organico delle unità militari dove ha servito è probabilmente dovuto al fatto che le autorità di Kiev hanno messo sulla sua testa una taglia. Dunque era necessario mantenere segreta la sua posizione nell’area delle operazioni N.d.R.]

E ora, brevemente, sulle impressioni del viaggio, che è stato inconcludente ma non inutile (visto che ho ancora gli occhi e le orecchie, e la testa funziona ancora).

Naturalmente, ho intenzione di tenere per me una parte molto ampia delle mie impressioni e conclusioni. Per non “screditare”, per così dire. Condividerò le impressioni positive nelle prossime (spero) videoconferenze. Ma non sono molte, in proporzione a quelle negative.

Per ora mi limito a notare che al centro di tutte le nostre “crescenti vittorie” sui fronti e sul sistema di difesa aerea ucraino c’è una crisi profonda della pianificazione strategica. In poche parole, le truppe combattono “per inerzia”, senza avere la minima idea degli obiettivi strategici finali dell’attuale campagna militare e intuendo solo i vaghi piani del comando riguardanti mosse grandiose e insensate come la costruzione della “linea Surovikin”, totalmente folle (e dal costo egualmente folle).

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I soldati e gli ufficiali della maggior parte delle unità delle Forze Armate russe non capiscono perché stanno combattendo e per quale scopo. Per loro è un mistero quali siano le condizioni per la vittoria o le condizioni per fermare la guerra. E le autorità della Federazione Russa non sono in grado di spiegarglielo, perché fissare un obiettivo chiaro dell’OMS [Operazione Militare Speciale N.d.R] significa “limitare lo spazio di manovra” – cioè privarsi della possibilità di dichiarare che gli obiettivi dell’OMS sono stati raggiunti in qualsiasi momento da parte dei leader del Cremlino. (Per la millesima volta vi ricordo che la tanto attesa “riconciliazione con i partner”, per la quale si stanno compiendo molti passi fino ad oggi – demoralizzando la società e l’esercito – è irraggiungibile in linea di principio, ma il Cremlino non è affatto disposto a crederci).

Questi sentimenti, in particolare nelle truppe, portano all’apatia. L’apatia porta a un abbassamento del morale e all’esecuzione dei compiti assegnati “alla bell’e meglio”, senza un reale interesse per il loro buon esito. Quindi, l’apatia prevale nell’esercito delle Forze Armate della Federazione Russa (e in parte delle Forze Armate delle RPDL, anche se i soldati lì sono molto più motivati).

L’assenza di una chiara strategia militare e politica non consente ai militari di sviluppare tattiche che ne facilitino l’attuazione. Nel frattempo, le forze armate russe si stanno preparando per una guerra di posizione prolungata, costruendo strutture a lungo termine lungo l’intero fronte in stile Linea Mannerheim (non all’altezza della Linea Maginot). Ho scritto già nel 2014 che perseguire una strategia di guerra prolungata è un suicidio per la Russia (e anche per le sue autorità ed élite, tra l’altro), e l’ho detto (più di una volta e più di due volte) dall’inizio dell’attuale campagna.

Pertanto, osservando il nemico che attua con calma (e senza subire alcuna azione di contrasto) i propri obiettivi strategici, nella completa passività delle autorità militari e politiche della Federazione Russa, non mi aspetto nulla di buono al fronte nelle prossime settimane.

E sì – la cosiddetta “Ucraina” NON si congelerà, NON si ribellerà e NON vedrà peggiorare la sua situazione di guerra in inverno. Al contrario. I suoi soldati, che hanno già creduto nella loro forza grazie alle vittorie autunnali dell’AFU, e sono pienamente sostenuti dalla NATO, combatteranno solo con più rabbia e più duramente contro i “moscoviti”, vendicando le privazioni che i loro parenti e i loro cari devono sopportare sul fronte interno. E si scontreranno solo con un’apatica esecuzione dei compiti, dietro la quale per molti soldati e comandanti incombe da tempo la domanda irrisolta: “Che cosa stiamo facendo qui se Mosca si preoccupa soprattutto di rispettare gli “accordi sul grano”, il pompaggio senza ostacoli dell’ammoniaca attraverso Odessa e il “tetto dei prezzi” sul gas e sul petrolio forniti a numerosi partner occidentali?“.

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2 pensieri riguardo “L’esperienza al fronte di Igor “Strelkov” Girkin

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