Quando eravamo sull’orlo di una guerra nucleare

Quando si pensa alla guerra fredda, e al rischio di una guerra nucleare tra le due superpotenze, il momento di maggior tensione che viene in mente è quello della crisi dei missili di Cuba, a ragione.

Vi è stato però un altro episodio in cui si è arrivati pericolosamente vicini ad una conflagrazione – che sarebbe stata dovuta interamente ad errori di calcolo e ad assimetrie informative, non già ad una vera crisi – che è meno noto, poiché la magnitudine del rischio corso divenne nota solo a cose fatte.

E’ la storia dell’esercitazione Able Archer 83 della NATO. Una storia che è rilevante anche oggi, per imparare dagli errori che entrambe le parti commisero, trovandoci nel momento di maggior tensione tra Russia e NATO dalla fine della guerra fredda.

Per capire come mai un’esercitazione di routine abbia fatto realmente credere al politburo sovietico che gli americani stessero per lanciare un first strike nucleare, bisogna prima fornire il contesto.

F-106 spara missile nucleare aria-aria
F-106 spara missile nucleare aria-aria

RAEGAN

All’inizio degli anni ’80 prendevano il potere, presso le due superpotenze, due leader decisi ad imprimere una svolta riformatrice ai loro paesi. Il primo è Ronald Raegan, vincitore delle elezioni del 1980 contro un impopolare Jimmy Carter.

Gli anni ’70, comunemente ritenuti quelli del detente USA-URSS, furono segnati da crisi e sconfitte per gli USA (e per il blocco occidentale) sia interne che esterne; si possono considerare come il momento di maggior debolezza nei confronti del Patto di Varsavia. Furono gli anni dell’umiliante ritiro dal Vietnam – che aveva spaccato gli USA sul fronte interno – della crisi energetica e dell’inflazione in Europa causata dall’embargo petrolifero dell’OPEC, dello scandalo del Watergate, della fine degli accordi di Bretton-Woods, della perdita dell’influenza americana in paesi come l’Iran e il Nicaragua. Gli USA, demoralizzati, avevano bisogno di un nuovo corso. Raegan, carismatico governatore repubblicano della California – nonché ex attore di Hollywood – era pronto ad imprimerlo personalmente.

Raegan era da sempre stato ferventemente anticomunista, essendo stato un’informatore dell’FBI ad Hollywood durante gli anni del maccartismo e avendo aderito nel ’79 – prima della sua candidatura presidenziale – al “Committee on the Present Danger“, un influente gruppo di pressione che chiedeva una politica più aggressiva nei confronti del comunismo, sia a casa che all’estero.

Immediatamente questo orientamento iniziò a prendere forma nelle parole – celebre il discorso in cui definì l’Unione Sovietica un “impero del male” – e nelle azioni della sua amministrazione presidenziale. Raegan era convinto – non sbagliandosi – che il detente avesse indebolito la posizione americana, che si dovesse guadagnare una superiorità militare e si dovesse contrattaccare sul piano internazionale.

Queste convinzioni si tradussero nel più grande programma di riarmo americano dalla seconda guerra mondiale, nel supporto a guerriglie anti-comuniste dal sud america all’Afghanistan (e a colpi di stato, come quello di Pinochet in Chile), in una pressione economica e militare diretta sull’URSS – di cui parleremo dopo – e anche in interventi militari nel mondo; alcuni di successo (Granada) altri no (Libano).

Questa nuova politica fu possibile anche grazie ad un’importante ripresa economica.

ANDROPOV

Segui Inimicizie sui social

In Unione Sovietica, invece, moriva nel 1982 il segretario del PCUS Breznehev, dopo aver guidato il suo paese per quasi 20 anni. A sostituirlo fu il capo del KGB, Yuri Andropov, sostenuto dalla fazione militare ed ortodossa del PCUS, facente capo al maresciallo Ustinov.
Nonostante le vittorie degli anni ’70, alla morte di Breznehev l’URSS era afflitta da diversi problemi – principalmente interni – che destavano preoccupazione e spinte riformiste nel politburo. Il tasso di crescita dell’economia sovietica, pur rimanendo positivo, era continuato a dimunuire nel corso del decennio precedente fino ad arrivare di fatto alla stagnazione, un mercato nero ampiamente tollerato da Breznehev aveva reso endemica la corruzione degli apparati e l’apatia dei cittadini sovietici verso il sistema socialista; la superiorità tecnologica americana nell’ambito dei computer e dei microchip non riusciva ad essere colmata.

Il riarmo convenzionale americano, già iniziato nel 1979 con Carter, metteva sotto pressione le finanze sovietiche che non potevano permettersi di stare al passo, considerate anche le sanzioni imposte per la guerra in Afghanistan.

Andropov – oggi ricordato come esempio della gerontocrazia sovietica, ma in realtà più giovane di Raegan – arrivava in questo contesto con un’impostazione leninista ortodossa. La sua idea di riforma era improntata in senso socialista, diversamente da quella di Gorbaciov 3 anni dopo: Ri-centralizzazione della pianificazione, ringiovanimento dei quadri del partito, lotta al mercato nero, all’alcolismo dilagante e all’assenteismo.

Andropov era sincero – e ambizioso – nelle sue intenzioni, oltre ad essere un noto stakanovista e poco incline ai vizi di molti altri esponenti del politburo. C’è anche chi sostiene che, se non si fosse ammalato e avesse governato l’URSS per 10-15 anni, quest’ultima esisterebbe ancora. Ma è un’altra storia.

Proprio per questo, oltreché per il lungo passato nel KGB, era conscio delle debolezze del suo paese e particolarmente preoccupato sul fronte nucleare, fino alla paranoia.

Yuri Andropov
Yuri Andropov

INSICUREZZE NUCLEARI

Nonostante la superiorità convenzionale e nucleare che si stava rapidamente concretizzando, gli USA in primis temevano un first strike sovietico. Un’occasione in particolare fu quella dell’attentato contro Raegan nel 1981. Il Presidente era sotto i ferri a causa di una ferita da arma da fuoco, il vice-presidente si trovava in aereo e nella situation room il segretario di stato, Alexander Haig, aveva preso il controllo. L’intelligence americana notò movimenti sospetti dei sottomarini sovietici sulla costa atlantica, e lo Strategic Air Command fu messo in stato d’allerta.

Questi eventi portarono gli americani a svolgere diverse esercitazioni in cui il Presidente stesso ebbe modo di testare come avrebbe agito in caso di attacco nucleare sovietico. Secondo le memorie di Raegan stesso e di chi lavorò con lui in quegli anni, il Presidente fu enormemente scosso dalle simulazioni che osservò. Raegan, con una buona dose di idealismo e ingenuità, arrivò così al suo progetto personale dello “scudo spaziale”, un faraonico progetto scientifico volto a sviluppare un sistema difensivo contro i missili sovietici. Raegan non aveva nessuna intenzione di colpire l’Unione Sovietica con un first strike strategico a sorpresa, ma era altresì profondamente contrario alla dottrina della Mutually Assured Destruction – sulla base di cui era stato costruito il detente – che vietava la proliferazione di sistemi anti-missilistici; proprio per assicurare che nessuna delle due potenze potesse vincere una guerra nucleare. Raegan pensò che difendersi da un attacco fosse più accettabile e morale di vendicarsi, ma così facendo andò in una direzione che fece pensare ai sovietici – e a ragione – che gli USA volessero alterare 3 decenni di relativa stabilità nucleare, dotandosi di sistemi che avrebbero messo in serio dubbio la MAD.

Consigli di lettura

Dal punto di vista sovietico, a prescindere dallo scudo spaziale ancora in via di sviluppo, le preoccupazioni venivano da un possibile colpo di decapitazione contro la leadership sovietica – che in linea teorica veniva discusso negli USA – così repentino da rendere impossibile una rappresaglia. I sistemi radar sovietici, limitati fisicamente dalla curvatura terrestre, fornivano sempre meno preavviso a fronte di missili americani sempre più veloci, riducendo drasticamente il tempo che i leader sovietici avrebbero avuto a disposizione per raggiungere il bunker strategico nei sobborghi di Mosca, e per decidere una rappresaglia.
In particolare, dei missili Trident lanciati da sottomarini non individuati per tempo, avrebbero potuto raggiungere Mosca in 4 minuti.

Il Cremlino si mosse in 3 modi per ridurre questo rischio.

Venne sviluppato un complesso sistema chiamato Perimetr – ancora in uso – in grado di far partire automaticamente una rappresaglia nucleare in caso di annientamento dei centri di comando sovietici, ma non entrò in servizio fino al 1985. Vennero sviluppati in fretta e furia dei nuovi sistemi di osservazione satellitare dei silos nucleari americani, che si dimostrarono difettosi quando diedero un falso allarme nell’autunno 1983. In quel caso, un launch on warning sovietico fu evitato solo dal sangue freddo dell’ufficiale sovietico Stanislav Petrov, che fortunatamente aveva lavorato all’implementazione del sistema di monitoraggio, e conosceva i suoi limiti.

La terza cosa che fecero i sovietici fu lanciare l’Operazione RyAn. L’operazione RyAn si serviva degli operativi del KGB e del GRU in tutto mondo per raccogliere intelligence che, inviata al Centro di intelligence del Cremlino, avrebbe permesso di quantificare la probabilità di un attacco nucleare americano, e quindi ai sovietici di prepararsi per tale evenienza: Venivano osservati fattori come il traffico radio, i movimenti di ufficiali di alto rango, lo stato di prontezza delle basi NATO e addirittura il livello delle banche del sangue nei paesi europei.

Anche se l’idea alla base era sensata, lo zelo di agenti del KGB desiderosi di ricevere complimenti e promozioni portò a report spesso esagerati che contribuirono ad alimentare il senso di paranoia del Cremlino.

MASSIMA PRESSIONE

Come abbiamo detto, l’intenzione degli USA di Raegan era quella di contrattaccare sul piano internazionale per ridurvi drasticamente l’influenza sovietica. Questo orientamento è esplicitato nella National Security Decision Directive del 1982, che contiene punti come: “Contenere e far retrocedere il controllo sovietico nel mondo“, “incoraggiare tendenze liberali e nazionaliste dentro l’Unione Sovietica e nei suoi alleati“, “assicurare l’accesso americano a spazio e oceano” (vedremo poi cosa significa), “limitare l’accesso a tecnologie“.
In parte queste azioni furono intraprese in modo coperto, ad esempio vendendo chip e software difettosi all’URSS (uno dei quali fece esplodere una pipeline di gas naturale… obiettivo ricorrente dei sabotaggi angloamericani, coerente con la politica di impedire il decoupling dell’Europa da Washington), supportando Solidarnosc in Polonia e i mujaheddin in Afghanistan attraverso il Pakistan, altre invece in modo più diretto, e furono proprio quest’ultime ad aumentare a dismisura il nervosismo sovietico, fino a portare conseguenze disastrose.

L'”azione diretta” più eclatante – ma ce ne furono diverse – fu quella del FleetEx 83 a marzo 1983, l’esercitazione navale più grande nel pacifico dalla seconda guerra mondiale. Un’enorme flotta americana, composta da tre carrier group e flottiglie alleate, costeggiò il litorale sovietico nel mare di Okhotsk – considerato fino ad allora un lago russo – fino a condurre un falso attacco contro una base nelle Isole Curili. Durante queste esercitazioni, i jet americani entrarono fino a 20 miglia nello spazio aereo sovietico, esponendo quanto fossero rarefatte le difese dell’armata rossa nell’estremo oriente e causando proteste ufficiali. Un’analisi americana di queste operazioni, note oggi come PSYOPS, concluse: “Queste azioni furono calcolate per indurre alla paranoia, ed ebbero successo“.

Dopo FleetEx 83, Andropov ordinò che ad ogni incursione non identificata nello spazio aereo si rispondesse con l’abbattimento del velivolo.

Pochi mesi dopo, la notte del 31 agosto, questa tensione sfociò in tragedia.

Mappa dell'estremo oriente russo. In alto la Kamchatka, in mezzo il mare di Okhotsk e in basso l'isola di Sakhalin
Mappa dell’estremo oriente russo. In alto la Kamchatka, in mezzo il mare di Okhotsk e in basso l’isola di Sakhalin

KAL 007

Intorno all’una di notte, un aereo spia americano RC-135 stava lasciando la zona di copertura radar sovietica, dopo aver svolto una missione di ricognizione di un silos missilistico. Circa nello stesso momento, viene individuato dal radar sovietico (quello che poi si è scoperto essere) un altro velivolo: Il volo Korean Airlines 007, partito dall’Alaska con 269 persone a bordo, tra cui un parlamentare repubblicano.
Ancora oggi non è chiaro perché, ma il volo KAL 007, dopo aver riportato più volte incorrettamente la sua posizione al traffico aereo americano e poi giapponese, attraversò la Kamtchatka allertando la difesa aerea sovietica. Quando accorsero i jet sovietici, il volo aveva lasciato lo spazio aereo sovietico e si trovava nel mare di Okhotsk, ma invece di correggere la sua rotta verso sud-ovest virò verso l’isola russa di Sakhalin.
A quel punto, un Mig sovietico affianca l’aereo, non riuscendo ad identificarlo visivamente. I tentativi di comunicare non ricevono risposta, vengono sparati dei colpi di avvertimento senza successo, infine l’aereo viene colpito e abbattuto. Non ci sono sopravvissuti.

I sovietici sostennero che il volo civile fosse stato usato per una missione di spionaggio, mentre gli americani li accusarono di aver commesso un atto di pura barbarie. Il clima internazionale divenne rovente.

Ancora si rincorrono varie teorie del complotto su questo fatto, come quella secondo cui il volo non si sia schiantato in mare ma sia atterrato in emergenza su territorio sovietico, dove i sopravvissuti sarebbero poi stati internati. O come quella secondo cui ad essere abbattuto fu in realtà l’RC-135, e che il KAL007 sia stato abbattuto in seguito – forse accidentalmente – durante una battaglia aerea tra altri due Mig sovietici ed aerei americani non identificati.

ABLE ARCHER 83

Sostieni Inimicizie

Arriviamo così al punto culminante di questa crisi internazionale, l’esercitazione Able Archer 83 iniziata il 7 novembre.

L’esercitazione, parte di diverse operazioni inquadrate in “Autumn Reforger 83“, prevedeva la simulazione di uno scenario in cui un’invasione convenzionale sovietica della NATO si sarebbe trasformata in guerra nucleare. In conformità alla dottrina NATO, si sarebbero usate armi nucleari tattiche per fermare un’avanzata sovietica convenzionale in Europa, ma questo avrebbe portato ad un’escalation strategica illimitata.

L’esercitazione prevedeva, in se, pochi movimenti di truppe, ed era incentrata sulle comunicazioni e sulle decisioni strategiche, prese nel bunker di Casteau, in Belgio.

Durante questa esercitazione, il politburo sovietico, guidato da un Andropov ufficialmente con un “leggero raffreddore” – ma in realtà a pochi mesi dalla morte, in dialisi quotidiana presso la clinica di Kunetsovo – arrivò a maturare la sincera convinzione che stesse per arrivare un first strike americano.

Quali furono i fattori che contribuirono a questa paranoia?

  • L’operazione RyAn individuò alcuni segnali concreti ma senza contestualizzarli adeguatamente. Lo stato di elevata allerta delle basi americane era dovuto in realtà all’attacco esplosivo contro il contingente a Beirut, che aveva fatto circa 300 morti tra i marines. L’elevato livello di telecomunicazioni e meeting bilaterali tra USA e Regno Unito era invece dovuto all’invasione americana di Grenada, paese del commonwealth, avvenuta senza consenso britannico.
  • Durante l’esercitazione, cosa non avvenuta nelle precedenti edizioni, le basi coinvolte osservarono un periodo di silenzio radio di un’ora al giorno. Nel punto culminante, quello dell’attacco strategico (simulato) contro le città sovietiche, la NATO usò nelle comunicazioni un codice mai usato prima, facendo credere ai sovietici che si fosse dato il via ad un lancio reale.
  • Dopo l’abbattimento del KAL 007, la retorica di Raegan era diventata sempre più estrema, arrivando alla delegittimazione dell’esistenza dell’URSS
  • Nel politburo pochi comprendevano la mentalità e le intenzioni americane. Raegan, inorridito dall’idea di una guerra nucleare tanto quanto i leader sovietici, non aveva la minima intenzione di lanciare un attacco a sorpresa. Andropov, ex capo del KGB ed ideatore egli stesso dell’operazione RyAn, recluso in una clinica dove il più delle volte veniva visitato dai falchi Ustinov e Ogarkov, era “schermato” pertanto dalle inlfuenze moderatrici di personaggi come Gromyko, ministro degli esteri ed esperto conoscitore dell’occidente.
  • Gli stessi piani sovietici prevedevano l’inizio di ostilità militari con la copertura di esercitazioni, come avvenuto anche di recente in Ucraina.

Nella notte di massima tensione, quella del 9 novembre, il maresciallo Ogarkov passò la notte nel bunker nucleare della leadership sovietica pronto ad ordinare una rappresaglia, cosa mai successa prima. La forza aerea sovietica ed alleata in Polonia e DDR fu messa in stato di massima allerta. I caccia e i bombardieri sostavano sulla rampa di lancio, con il motore acceso e armati di testate nucleari. I missili a medio raggio su ruote, stazionati nell’Unione Sovietica occidentale, uscirono dalle basi e si attestarono in colline e foreste, coperti da reti termiche e anti-radar. I sottomarini nucleari nell’artico furono messi in stato di massima allerta. Nei silos nucleari, oltre ai due ufficiali solitamente presenti, venne introdotto anche un terzo elemento, probabilmente del KGB o del GRU, con il compito di assicurarsi che non ci fossero esitazioni in caso di attacco americano.

E’ possibile che, se il falso allarme di cui Petrov era stato protagonista poco prima fosse avvenuto durante Able Archer, la storia sarebbe drasticamente cambiata.

Sottomarino nucleare sovietico, classe Akula
Sottomarino nucleare sovietico, classe Akula

CONCLUSIONE

Unisciti alla Newsletter di Inimicizie

Alla fine, come fortunatamente sappiamo, la notte passò, ed Able Archer 83 finì 3 giorni dopo.

Pochi mesi dopo, all’inizio del 1984, Andropov venne a mancare e fu sostituito da Konstantin Chernenko, anch’esso in pessimo stato di salute, che rimase segretario fino alla sua morte 13 mesi dopo. Il suo ben più noto successore, Gorbacev, volente o nolente smantellò l’Unione Sovietica, e pertanto non si arrivò più così vicini ad una guerra nucleare tra due superpotenze.

Almeno fino ad oggi quando, durante l’invasione russa dell’Ucraina, c’è chi parla apertamente di un intervento diretto della NATO, con le forze nucleari russe messe in stato di elevata prontezza e due dottrine che, oggi come allora, contemplano la possibilità di un first strike nucleare.

Viene da pensare però che, nonostante la retorica e le azioni aggressive, quando gli USA di recente hanno annullato un’esercitazione nucleare per evitare incidenti con il Cremlino, avessero in mente proprio il rischio corso durante Able Archer, e non avessero intenzione di riviverlo.

11 pensieri riguardo “Quando eravamo sull’orlo di una guerra nucleare

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...