Per altri consigli di lettura visita la mia vetrina su Amazon
Il 16 Agosto 1972, 4 jet F-5 dell’Aviazione Reale marocchina, su ordine di Mohammad Oufkir, ministro della difesa, intercettarono il Boeing 727 di Re Hassan II di ritorno dalla Francia, aprendo il fuoco con le loro mitragliatrici da 20mm a distanza ravvicinata. La loro mira fu pessima, e Hassan riuscì ad atterrare all’areoporto di Rabat. L’aereo fu poi colpito a terra da jet dell’aereonautica, che fecero 8 morti e 40 feriti, ma senza riuscire a colpire Hassan.
Truppe lealiste accorsero in difesa del Re, mentre altri contingenti muovevano verso la base aerea ribelle di Kenitra, dove centinaia di militari furono arrestati.
Oufkir fu trovato morto con numerosi colpi d’arma da fuoco. Quando il suo ufficio fu perquisito, fu trovata una copia dell’edizione francese di Coup d’Etat: A practical Handbook di Edward Luttwak, piena di annotazioni e macchiata di sangue.
Questo non fu ne il primo ne l’ultimo colpo di stato (alcuni dei quali vittoriosi) in cui questo libro fu usato come guida.
In questo lavoro, originariamente scritto da un Luttwak poco più che ventenne nel 1968 (e aggiornato nel 2015 per restare al passo con gli sviluppi politici e tecnologici dei 50 anni precedenti) l’Autore ci fornisce un dettagliatissimo manuale su come condurre un colpo di stato di successo (è solo una speculazione accademica, appuntato!). Partendo da un’analisi del substrato politico in cui si opera, Luttwak scende sempre più nel dettaglio, guidandoci nella scelta delle truppe migliori da sovvertire, nell’uso delle migliori pratiche per arrestare alte cariche dello stato e oppositori politici, finanche ad una guida per costruire un blocco stradale efficace.
Proviamo a fare una breve sinossi. Che serve come una sorta di “idealtipo” per analizzare colpi di stato contemporanei, come quello in Guinea o quello in Myanmar… ma anche quelli in Italia, recenti o lontani.
Inoltre, vi ricordo che – se volete supportare Inimicizie – acquistando il libro su Amazon guadagno una piccola commissione.
DOVE SI PUO’ FARE UN COLPO DI STATO?
Segui Inimicizie sui social
La risposta breve è: Quasi ovunque.
Molti, di primo acchito, probabilmente pensano che un colpo di stato sia possibile solo in regimi non “democratici”, e che non sia possibile in società economicamente complesse e politicamente strutturate come quelle occidentali. In realtà non è così.
Certamente un basso livello di attivismo politico da parte delle masse è un fattore conduttivo per un colpo di stato, ci spiega Luttwak, ma niente ci impedirebbe di condurre un colpo di stato nell’Italia (anzi, Luttwak stesso sostiene che ce ne sia stato uno nel 2011) o nel Regno Unito contemporanei. Più difficile sarebbe che i golpisti riuscissero a rimanere al potere dopo aver occupato con successo lo Stato, ma anche questo sarebbe possibile, in condizioni di particolare sfiducia verso il sistema vigente (causate ad esempio da crisi economiche ed instabilità politica) e nel caso in cui i golpisti giochino bene le loro carte dal punto di vista politico.
Dove non è proprio possibile condurre un colpo di stato, invece, è in un paese non indipendente dal punto di vista politico, specie se con truppe di un paese straniero sul suo suolo, specie se nella sua capitale. In quel caso, è sempre necessario che la potenza occupante dia il suo benestare, o comunque garantisca il suo non-intervento, come nel caso del golpe che rovesciò il Presidente vietnamita Diem, e come non avvenuto nel caso del golpe ungherese del ’56 (cosa che, notoriamente, portò alla sconfitta del golpe da parte dell’Armata Rossa).
COME PIANIFICARE UN COLPO DI STATO
Unisciti alla Newsletter di Inimicizie
Ok, sono in una stanza buia con altri 10 uomini potenti e abbiamo preso la decisione di fare un bel colpo di stato. Cosa dobbiamo fare? Quali settori delle forze armate dobbiamo sovvertire? Di quali settori dello Stato e della società dobbiamo preoccuparci, e di quali no? Come facciamo a non essere scoperti?
L’obiettivo centrale, ovviamente, sarà la capitale del nostro Stato, il luogo ove risiede il potere politico, sia fattualmente che simbolicamente.
Salvo casi veramente estremi, avremo sempre bisogno della collaborazione di parte delle forze armate, o quantomeno della certezza della loro inazione.
A questo proposito ricordiamo come, il “golpe” russo in Crimea, sia avvenuto con la connivenza, e in alcuni casi addirittura con la collaborazione, delle forze armate ucraine dislocate sulla penisola.
Il nostro compito principale sarà dunque quello di infiltrare brigate e battaglioni dell’esercito affinché participino al nostro golpe, oppure al fine di debilitarli così che non possano ostacolarci.
Non è però solo una questione di numero.
Luttwak prende in esempio il caso del Portogallo di Salazar nel 1967: L’esercito contava 120.000 soldati, di cui solamente 3500-5000 dislocati nel territorio metropolitano del Portogallo, equipaggiati e con mezzi di trasporto. I restanti (circa 100.000) dislocati nelle province africane dell’Impero. Per quanto riguarda la marina, poteva contare su mezzo battaglione di marines (i rinomati Fuzileiros). L’aereonautica, invece, aveva a disposizione circa 3000 parà, anch’essi dislocati nelle province africane, di cui circa 1000 ogni 24 ore potevano essere trasportati verso il Portogallo.
Vien da se che, se si fosse voluto organizzare un colpo di stato in quel periodo, le uniche forze rilevanti sarebbero state le poche migliaglia stazionate in Portogallo e al limite i paracadusti. Il resto delle forze armate si sarebbe potuto tranquillamente ignorare.
Per sovvertire un’unità dell’esercito, quindi convincerla a partecipare al colpo di stato, si deve fare una rigorosa disamina di chi sono i capi reali (ovvero coloro i cui ordini vengono realmente obbediti, che talvolta non corrispondono alla formale gerarchia), e tra questi quali per idee politiche, risentimento contro il sistema, ricattabilità o altri fattori sono più propensi ad avvallare il nostro tentativo eversivo. Se la sovversione ha successo, bisogna fornire solamente al nostro referente una lista degli uomini e dei materiali necessari per svolgere il suo compito. Non dovrà sapere una data, non dovrà sapere quale di preciso sia il suo compito, fino all’ultimo momento utile. Dobbiamo altresì premurarci che tutte le nostre cellule non comunichino tra loro, ma solamente con noi e solamente quando strettamente necessario. Così facendo creeremo compartimenti stagni che ci consentiranno di andare avanti nei nostri piani anche nel caso in cui venissimo infiltrati dai servizi di sicurezza.
Per quanto riguarda invece le unità in grado di raggiungere la capitale in tempo ragionevole, che non riusciremo a sovvertire, dovremo almeno cercare di neutralizzarle.
Per neutralizzare un’unità i modi sono molteplici: Si possono sovvertire dei tecnici chiave, si può, ad esempio, fare in modo che il personale della torre di controllo di un’aereoporto non la operi durante il nostro golpe. Se questo non fosse possibile, dovremo applicare metodi più diretti: Mettere fuori servizio la pista di atterraggio e creare dei posti di blocco.
Non dobbiamo preoccuparci però solamente dell’esercito.
Occorrerà fare una disamina di quali siano le figure e le organizzazioni cruciali al fine sia di prendere il potere che di, una volta preso, mantenerlo.
In un paese con sindacati centralizzati, come l’Italia ad esempio, se i sindacati confederali non dovessero essere dalla nostra parte (e questo dobbiamo saperlo prima) sarà necessario arrestare le figure apicali ed ordinare la chiusura di tutte le sedi sul territorio, appena preso il potere.
Dobbiamo capire quali reparti della polizia o della gendarmeria abbiano capacità d’intervento (i NOCS) e quali invece possano tranquillamente essere ignorati (la polizia municipale). Se partiti o gruppi politici avessero delle milizie armate, dobbiamo metterle fuori gioco con un’ampia gamma di interventi. Se, come ad esempio in un paese sottosviluppato, una o poche compagnie influissero enormemente sull’economia dello Stato (come la Sherif in Transnistria, che fa da sola più del 50% del PIL) dobbiamo assicurarci che non si pongano in diretta contrapposizione a noi, con un mix di rassicurazioni politiche e neutralizzazione attiva.
COME ESEGUIRE UN COLPO DI STATO
Il giorno è arrivato, le condizioni sono perfette, oppure stiamo per essere smascherati dalle forze di sicurezza, e prendiamo la decisione di agire. Come procedere?
Il primo fattore da tenere in conto sarà l’effetto sorpresa. Dobbiamo pianificare meticolosamente in modo da poter procedere il più possibile senza che alle forze lealiste sia chiaro quello che stiamo facendo. Un convoglio militare diretto verso il centro della capitale, ad esempio, provocherà sicuramente un allarme, un convoglio diretto verso una stazione radio o un aereoporto magari no. Quindi, tutte le unità dirette verso la capitale, dovranno entrarvi nello stesso momento, per massimizzare l’effetto sorpresa. Su questo Luttwak è molto chiaro.
Le nostre unità dovranno svolgere 4 compiti: Occupare i centri di potere, arrestare figure chiave, creare posti di blocco per impedire la reazione lealista e, cosa forse più importante, prendere il controllo dei mezzi di comunicazione. I social dovranno essere oscurati, se possibile disattivando del tutto internet. Le sedi delle maggiori televisioni e radio dovranno essere occupate o sabotate e, a questo punto, arriva il momento del nostro pronunciamento: Quello che diremo sarà cruciale, per assicurarci di poter tenere il potere dopo averlo preso. Dovremo rassicurare ampi settori della popolazione, appellandoci a retoriche popolari nel paese in cui agiamo. Dovremo rassicurare le potenze straniere, promettendo di mantenere tutti gli impegni internazionali. E tanto altro.
Quello che cerchiamo, in questa fase finale, non è tanto il supporto di ampi settori dello Stato e della popolazione, ma piuttosto la loro inazione.
Una volta stabilizzato il colpo di stato, gli apparati, per loro natura propensi all’auto-conservazione, verranno a patti con noi, lo stesso si può dire per le forze di polizia e per i conglomerati economici. Per quanto riguarda le masse, l’importante sarà solamente neutralizzare le possibilità di opposizione politica ed organizzata, e rassicurarle affinché la maggioranza semplicemente continui la sua vita di tutti i giorni senza paura.
Se riusciremo in questi compiti, il nostro colpo di stato avrà successo.

19 pensieri riguardo “Come fare un colpo di stato”